giovedì 26 gennaio 2017

Dalla Lacina al Costone Ruccarello e la Colla dei Pecorari (Monti delle Serre) - luglio 2016


Nuova escursione verso la Colla dei Pecorari, questa volta dalla Lacina (1080 m). Lascio la macchina al bivio per la diga dell'Alaco. Vado avanti per pochi metri, verso Guardavalle, e mi proietto lungo la via forestale contraddistinta da segnavia bianca e rossa (segnali escursionistici) per la Pomara. Al bivio vado a destra. Ci troviamo nei pressi delle sorgenti della Fiumara Assi.
Nel punto in cui vi è una curva a destra, abbandono la pista principale e svolto a sinistra, lungo un sentiero che procede in discesa. Dicono che da queste parti ci sia un bel panorama in direzione del Lago della Lacina, ma poco sotto la mulattiera si perde e la pendenza si fa decisamente importante. E' il cosiddetto costone Ruccarello, che si getta ripidamente nel vallone della Fiumara Assi. Nel bosco si staglia in tutta la sua maestosità una gran pietra di granito a sfinge, avvolta da una lussureggiante selva di faggio.









Torno indietro sul sentiero maestro e proseguo per la Pomara o "Radura Lunga delle Albe Luminose". All'inizio della grande radura di crinale giro (seguendo tracce di sentiero poco visibili) per il Fosso Macchinante. Guado il torrente e seguo il sentiero che poco su si trasforma in una quasi strada bianca, che viaggia a mezza costa lungo il versante nord della Colla dei Pecorari.



In corrispondenza della vetta la via, che prima si trasforma in una mulattiera, si sperde tra i faggi. Punto liberamente verso la boscosa cima, lungo un bel tratto di foresta (faggi) e pervengo così la meta (1315 m).

 La faggeta poco a nord della vetta di Colla dei Pecorari




martedì 24 gennaio 2017

Bosco Archiforo, per una via più meridionale (Monti delle Serre) - 1 novembre 2016

Primo giorno del mese di novembre trascorso nella magnificenza del Bosco Archiforo di Serra. Quest'oggi mi inerpico sul crinale di Monte Pecoraro per una via che non ho mai percorso, un fuori-sentiero sempre insito nello spettacolo di abeti e faggi della selva tra le più pittoresche d'Italia, così odiata e maltrattata dagli abitanti del luogo. 


MAPPA DEL PERCORSO

Come al solito quando effettuo escursioni nel Bosco Archiforo mi adergo sempre dal fondovalle, dunque dall'orto botanico Rosarella. Da questo punto, che corrisponde alla periferia sud-orientale di Serra,  mi guido verso il noto "sentiero Archiforo", ben segnalato già dal paese e, nel momento in cui la redola si avvia alla salita, dopo i tre scalini alla base di un grande abete bianco, trascuro la mulattiera e mi avvio liberamente lungo il costone che si staglia ripido a destra. Il bosco è a dir poco uno spettacolo, con grandi abeti e faggi. La quota decisamente bassa tende ancora a mantenere una verde colorazione del fogliame di faggio.





Che dire! Archiforo non desiste mai di strabiliare, ogni  angolo del suo oceano verde è una fonte di puro scuotimento per l'anima, sempre splendidamente meraviglioso, un piccolo paradiso baciato da un terreno divenire, ma anche da una certosina presenza che avvicina questi luoghi alla beatitudine celeste.



Approdo così sulla carrozzabile proveniente dal bivio per Arena, che viaggia a mezza costa e che taglia in due la foresta. Seguo detta pista andando verso destra, che sarebbe una ciclabile ma che viene usata anche dalle macchine, disgraziatamente. Dopo una curva molto destrosa la pista asfaltata gira a sinistra. Subito punto a sinistra della strada bianca stessa, per il costone che la mappa topografica segna, forse erroneamente, come Pietra del Signore, ma non c'entra nulla il monolite posto in tutt'altra zona dell'Archiforo. Il costone sale a tratti ripidamente in direzione sud-est e se prima i colori autunnali non avevano ancora  preso il possesso della scena, adesso invece mostrano il loro teatrale cromatismo. Ma nulla di eccezionale. Ci sono poche foglie: il vento, giorni fa, ne deve aver staccato molte. 
Da uno squarcio tra il fogliame è possibile osservare dei rilievi lontani e, dalle forme, capisco che si tratta delle vette della Sila Grande, zona Timpone Bruno e di M.Botte Donato. 




Da notare il particolare della Sila in lontananza

Arrivo così sul crinale di M.Pecoraro. E' la prima volta che arrivo su per un costone così meridionale.








Completo l'anello scendendo da una delle vie che passano dalla Pietra del Caricatore. 


domenica 22 gennaio 2017

VAGANDO, libro di poesie


   In Vagando si celebra il sublime, il sommamente bello che solo i poeti riescono a leggere.
    La poesia è fatta di lettere e versi, che noi empiricamente osserviamo, ma il significato che leggiamo va al di la della realtà empirica per intercettare quella che è la parte in se dello scrittore.
Parte in se che chi legge non può comunque conoscere: la ragione di una persona non ha gli strumenti idonei per riuscire a scoprire l’altro. Non possiamo dunque parlare di conoscenza dell’altro, ma solo di pregiudizio, cioè quello che appare soggettivamente, che non corrisponde alla verità. L’anima di un poeta, quindi, rimane un oceano invalicabile, a prescindere dai versi, che raccontano si il vero, ma codesto non è accessibile al lettore, è come se un velo coprisse i suoi occhi non facendogli vedere la verità.
   La poesia è la necessità per dar sfogo a uno stato d’animo, a un sentimento, lo strumento per far venir fuori un mondo che altrimenti rimarrebbe nell’intimo.
La tematica principale è l’amore per i boschi montani della Calabria. Spesso l’elemento bosco si trova anche in concetti dove non c’entra niente, dunque la metafora che nasconde altri significati.


Il libro è disponibile sia in forma cartacea che in e-book. E' possibile acquistarlo in tutte le librerie online e si può richiedere anche nella maggior parte delle librerie fisiche.
Puoi acquistare direttamente sui link seguenti:
- formato cartaceo
formato ebook

VIDEO

BOSCO DI STILO, LA PARTE NORD, NELLA LUCE SILENZIOSA DI SETTEMBRE (Settembre 2014) - Monti delle Serre



NEL BOSCO DI CAMIGLIATELLO, NELL'INVERNO SOLITARIO DELLA MONTAGNA (Febbraio 2015) - Monti della Sila Grande



SILENZIO, NEVE, INVERNO (Marzo 2015) - Monti della Sila Grande



FAGGETA DI MONTE CUCCO (Settembre 2015) - Monti delle Serre



LA MISTICA SELVA. ARCHIFORO (Marzo 2016) - Monti delle Serre



sabato 21 gennaio 2017

DAI PIANI DELLE TRIARIE ALLA VECCHIA CASERMA FORESTALE DI LATR0' (Monti delle Serre) - Dicembre 2016

Escursione magnifica in solitaria dai Piani delle Triarie alla vecchia caserma forestale di Latrò, nella parte orientale montana del comune di Arena. Zona decisamente eccezionale, poco frequentata, integralmente rivestita da una superba faggeta termofila, ricca di pungitopo, agrifoglio ed edera rampicante.
Non era prevista codesta escursione, ma dovevo tornare nella zona di Faggio di Ceronte, per pervenire la caserma di Jocà. Ma ho dovuto cambiare programma all'ultimo momento in quanto la strada di avvicinamento, la provinciale che porta a Fabrizia da Serra passando per i Piani delle Triarie, è diventata impercorribile con una semplice automobile. Ho dovuto fare inversione di marcia ... la strada è praticamente distrutta. Un territorio quello delle Serre destinato ad andare sempre più indietro. Nessun turismo è realizzabile con delle arterie così. Complimenti veramente ai nostri politici, i veri responsabili di questo disastro, insieme all'omertà e al menefreghismo dei calabresi che abitano queste zone. Poi ci lamentiamo quando  al nord dicono che siamo diversi. Ma è la pura verità. In una realtà civile codesta situazione non sarebbe accettabile. Ma  qui tutto succede e gli abitanti del posto contribuiscono, per esempio abbandonando rifiuti nell'ambiente naturale delle montagne e anche nei centri abitati, nella distruzione della bellezza che in altri posti lontani ci invidiano. 
Ci sarebbe tanto e tanto da scrivere riguardo alle questioni che non vanno in questa terra. Ma credo che non sia questa la sede per ciarlare di politica e di colpe dirette e indirette che nessuno è capace di prendersi. Lasciamo da parte qualsivoglia polemica e parliamo della magnificenza del percorso che ho fatto in questa escursione tardo-autunnale. 
Seguente la mappa topografica. 

LA MAPPA RELATIVA AL PERCORSO

Lascio la macchina lungo il rettilineo poco dopo aver superato il bivio andando verso Fabrizia. Proprio all'inizio di una lieve discesa, sulla destra della carreggiata, si stacca un apparente sterrato (l'area, da Serra San Bruno, si raggiunge seguendo l'ex SS 110 verso Monasterace. Al bivio per Arena andare a destra. Dopo qualche km c'è il già detto bivio per Fabrizia. Si svolta a sinistra. Pochi metri dopo si arriva nel punto delle due sottostanti foto).


Queste 2 foto sono state scaricate da google maps e indicano il sentiero che si stacca dalla strada asfaltata per Fabrizia. Le foto sono minimo 4 anni fa e la SP era ancora in buone condizioni.




Dopo pochi metri lo sterrato si sperde nella superba faggeta. Siamo a 1000 metri, proprio sullo spartiacque tra il versante ionico (Valle dell'Allaro) e quello tirrenico (Arena). Mi incammino liberamente nel bosco, in discesa, tra faggi spettacolari, alla ricerca di uno dei rami sorgentizi che più a valle prende il nome di Torrente Latrò.





Le foglie dei faggi son tutte precipitate nel sottobosco, ma nelle parti più riparate dai venti rimane ancora qualche sfumatura rossastra a rendere ancor più magico il contesto selvoso.




Poco sotto appare la torbiera, ricca d'acqua, che più avanti si trasforma in un vero e proprio torrente. Anche i fianchi della valletta si fanno via via più chiusi e ripidi, quasi come una forra, sempre tra grandi faggi. Il sottobosco di arricchisce di specie termofile, con molto pungitopo. Inoltre i mastodontici tronchi vengono decorati da edera rampicante, che in alcuni casi ricopre completamente le pareti di codesti fusti montani che si arricchiscono di mediterraneità, con la quota che viene ad  abbassarsi. Infatti siamo già sotto quota 1000. 


Cammino seguendo la sponda sinistra del nascituro torrente, fra tracce di sentiero. Qualche centinaio di metri più avanti vado sull'altra sponda e proprio in questo punto il tracciato, contraddistinto da una inutile staccionata, inizia a scendere ripidamente, sempre a fianco del torrente, che si lancia verso il basso anche con magnifiche cascatelle. 




E' inutile ripetere quanto è bella questa foresta di faggi. C'è un solo problema, non siamo dentro il Parco Naturale Regionale delle Serre. L'area non è sottoposta ad alcun vincolo e la mia paura, come ho già scritto in un altro post qualche anno fa, è che possa essere fatto fuori, per ordine e idea di qualche politico locale, l'incanto meraviglioso in argomento. 





Il fondovalle si fa poi più pianeggiante. Il torrente scorre decisamente più impetuoso, visto che riceve anche alcuni tributari secondari. 




Arrivo così alle falde del costone dove è posizionata la Caserma Latrò, proprio nel punto in cui c'è la confluenza dei due torrenti principali del Fosso omonimo. Risalgo il costone tramite sentiero ed eccomi ai ruderi della costruzione forestale, avvolta dalla selva. Siamo a quota 923. 












La faggeta intorno alla caserma



La bellezza di questo posto è difficile da raggiungere con le parole. L'armonia è avvolgente. Si fa nota solo il torrente sottostante e il fruscio della brezza che muove i ramoscelli degli alberi. Tutt'intorno solo magnifici faggi, solo la melodia della natura, che in questo luogo ameno si percepisce davvero selvaggia, con l'assenza di ciò che potrebbe disturbare questo tutto sublime. Vorrei che questo momento durasse per sempre. 


Dai ruderi di questa caserma immersa in questa meraviglia selvaggia mi rimetto in marcia, questa volta verso monte, per tornare al punto di partenza. Seguo per circa un km il sentiero di andata, dopo di che risalgo liberamente il costone a sinistra del fosso, sempre all'interno di questa portentosa faggeta. 






Seguito in direzione nord-est. La salita dapprima è decisamente ripida, ma poco su la pendenza si fa decisamente più dolce, alternandosi anche a delle brevi discese. 




Presente anche qualche abete bianco, tra i quali esemplari molto grossi. Inizia ad esserci anche un cospicuo rinnovamento naturale di questa specie.



Ma i primi attori della scena rimangono i faggi, sempre straordinariamente belli. Anzi, lo sono ancora di più in questo tratto a nord del percorso fatto all'andata. Le caratteristiche di questo bosco mi fanno pensare alla Foresta Umbra garganica, che ebbi modo di visitare nel novembre del 2015. 










Pervengo nuovamente così la zona delle torbiere. Praticamente è la fine di questa magnifica uscita domenicale. Seguenti le immagini lungo la SP del Piano delle Triarie. 




Da San Donato di Ninea a Piano Campolongo per l'alta valle del Grondo (Monti dell'Orsomarso) - 29 giugno 2021

  Dalla confluenza detta (confluenza di un torrente che nasce nei pressi del Piano Ferroncino), continuando a seguire il fiume Grondo verso ...