Il borgo di San Donato di Ninea è diventato noto nel corso del tempo per la qualità delle sue castagne e dunque per la sagra dei prodotti tipici che si svolge nel mese di novembre. Ma la gastronomia non basta per la crescita turistica di un territorio e il degrado purtroppo non manca: gran parte del paese è in stato di abbandono nell'indifferenza generale della popolazione, per non parlare dei monti circostanti, privi di qualsivoglia controllo da parte di chi dovrebbe provvedere alla salvaguardia della natura. E siamo in un Parco Nazionale. Addirittura c'è chi si procura la legna prelevando abusivamente risorse alla montagna, nuocendo gravemente alla biodiversità di questi immensi scenari naturali che caratterizzano i Monti dell'Orsomarso. Siamo all'ingresso di una delle aree wilderness più vaste d'Italia, dove le foreste sono immense e la fauna appenninica è abbondante. Dal punto di vista escursionistico c'è tanto da fare e non son di certo esigui i visitatori che praticano escursionismo tra le selve e le cime dei monti. Sono rarissimi però coloro che decidono di inerpicarsi dai sentieri che si dipartono dal paese stesso. Certo, si allunga di molto, ma è affascinante vedere come cambia, per esempio, il paesaggio vegetale, che da alto collinare, quindi castagni, roveri, ecc., (San Donato ha una quota di 750 metri circa) muta via via salendo di altezza a montano e alto-montano appenninico.
Giorno 29 giugno 2020 raggiungo la radura di Piano di Rose, a 1480 metri circa (importante crocevia di sentieri che permettono di raggiungere varie località dell'Orsomarso tra cui la sommità di Cozzo del Pellegrino), attraverso il costone di Serra Cerasia. Si tratta di un sentiero oramai in stato di abbandono, con i rovi che pian piano stan chiudendo la via e dove, a breve, non sarà più possibile nessun passaggio. Percorso sconosciuto dai hikers e decisamente remunerativo per le visuali che è possibile ammirare.
Dalla piazza centrale del paese mi incammino in Corso Domenico Martucci, Via XXIV Maggio, Via Aldo Moro e Via Fiume. Seguo il lungo rettilineo dal quale è possibile osservare i contrafforti sud-orientali di Cozzo del Pellegrino. Si notano già gli strapiombi rocciosi situati poco sopra Piano di Rose, il punto di arrivo della gita.
Al bivio proseguo a destra, lungo la strada che, se venisse ripristinata, permetterebbe di raggiungere Acquaformosa.
Tutt'intorno immensi castagni sparsi con un sottobosco ricco di felci e ginestre in fiore. Poco più avanti, proprio nel punto in cui la strada asfaltata gira a destra, uno sterrato (A) si stacca sulla sinistra in salita lieve.
Mi inserisco in codesta via tra mille dubbi. Non ci sono informazioni a riguardo, nessun itinerario scritto in nessun supporto e le mie intuizioni sul tracciato da seguire sono solo il frutto di uno studio approfondito delle mappe, tra cui l'insostituibile I.G.M. 1:25.000.
Pochi metri su una leggiadra presenza inaspettata: un capriolo autoctono dell'Orsomarso si accorge della mia presenza e fugge tra i castagni. Il paese è a meno di un chilometro e già è possibile notare tali presenze che testimoniamo il fatto che la dorsale del Pellegrino è una delle aree della montagna italiana più ricche di fauna, al pari dei monti situati tra la Marsica e la Ciociaria.
Percorso in costante salita e da alcuni scorci è possibile notare il paese di San Donato sempre più lontano e in basso.
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