6 settembre 2020
Dalla strada che dai Piani delle Triarie conduce a Fabrizia varie sono le vie che si staccano per addentrarsi nel magico mondo della foresta delle Serre. E' la montagna di Arena, che dall'altopiano a est dell'abitato perviene la parte alta della valle dell'Allaro. Lungo il crinale tra il versante tirrenico e il bacino idrografico del fiume Allaro corre la via asfaltata provinciale, e una delle stradelle che si dipartono da questa è quella che discende il costone di Faggio di Ceronte, tra il Latrò e il Fosso Sardella. Numerose sono le gite che ho dedicato a questo luogo del versante tirrenico serrese e ogni qual volta è un momento di scoperta. La faggeta è la protagonista assoluta dell'ecosistema locale, che rientra all'interno dell'habitat 9210*: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex, che caratterizza i versanti tirrenici, differente rispetto alla selva più tipica delle Serre, quella degli abeti bianchi dell'Archiforo, della Lacina e del Bosco di Stilo e che rientra nell'habitat 9510*: Foreste sud-appenniniche di Abies alba di cui le Serre ne rappresentano l'emblema.
L'avvicinamento al sentiero è reso particolarmente complicato a causa di una strada provinciale dissestata che nessuno riesce proprio a ripristinare. A 2,2 km dal bivio dei Piani delle Triarie si stacca a destra (provenendo da Serra San Bruno e da Arena) una via sbarrata che si addentra nel fitto di una magnifica foresta di faggio. Ho in mente di arrivare fino ai ruderi della Caserma di Iocà, vicino alla frazione Tantighi.
Nel cerchio rosso l'area dove si svolge l'escursione
Il punto esatto dove si stacca lo sterrato

Ingresso del sentiero dalla strada provinciale che dai Piani delle Triarie (Arena) conduce a Fabrizia
Quote: inizio sentiero (strada provinciale per Fabrizia) 1082 m; guado del torrente Fosso Sardella 750 m; Caserma di Iocà 893 m.
Difficoltà: T (turistico-tendente a E)
L'ampio sentiero comincia subito a scendere, prima in maniera decisamente lieve e successivamente con pendenze sempre maggiori. Ovunque sono sparsi meravigliosi faggi.
Nella generale comunità di latifoglie non manca qualche abete bianco. Uno di questi a candelabro a sinistra del sentiero.
Molte piante sono avvolte dall'edera.
Esemplare di grandi proporzioni
Quello di prima
Dalla seconda metà di agosto i boschi di questo habitat vengono ricoperti da una seconda primavera che nel mese di settembre trova il suo culmine, con il sottobosco che si riempie di ciclamini (Cyclamen L. 1753)
Il fiore del ciclamino indica simbolicamente il ciclo della vita e questo per la sua particolare forma di utero. Sono piante della famiglia delle primulaceae che sviluppano foglie e fiori i cui petali, al momento della fioritura, si rovesciano verso l'alto, dalla parte concava e rivolta verso l'alto del tubero stesso. Il genere Cyclamen non è molto numeroso e in Italia ne sono presenti solo di tre tipi (https://www.naturainmentecalliopea.it/ciclamino-hederifolium-al-sud-italia/). Tra questi abbiamo il ciclamino napoletano o hederifolium, che è quello presente in abbondanza nei boschi delle Serre, il quale arricchisce di sfumatura fiabesca il sottobosco di faggete e boschi misti con l'abete bianco.
Al bivio proseguo diritto tralasciando la via a destra per il Fosso Latrò (A). La discesa si fa via via più decisa sempre lungo lo spartiacque tra i due fossi ,.
Ad un certo punto abbandono la pista forestale per un tratto libero (B), sempre a cavallo del costone maestro, e mi ritrovo circondato da un oceano di verdi chiome dai mastodontici tronchi e con una vegetazione bassa che scendendo di quota si fa sempre più termofila con abbondanza di agrifoglio e pungitopo.
Vicino a un immenso faggio
Enorme esemplare
Poco sotto ritrovo nuovamente lo sterrato che seguo a sinistra, sempre in discesa, in un bosco che continua a esser solenne con monumentali colossi alborei che ovunque si posa lo sguardo si fan notare.
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Sottobosco con pungitopo
Al bivio (C) procedo a sinistra lungo una via a fondo naturale che alterna tratti in piano a mezza costa e lievi discese.
Un grande esemplare di Fagus sylvatica
A destra si apre una bella visuale verso Monte Cervo e il Fosso Latrò.
Al successivo crocevia giro sempre a sinistra (D). Siamo proprio nel fondovalle del Fosso Sardella, sempre all'interno di un'eminente selva che ora va ad arricchirsi sempre di più di abeti bianchi, con esemplari anche notevoli.
Nel Fosso Sardella
Poco dopo guado il torrente e proseguo lungo la via che si avvia in salita. Al bivio (E) vado a sinistra e seguo per un tratto, a mezza costa, la pendice che si getta ripida nel Fosso Sardella. Sparsi nella selva grandiosi abeti bianchi. Uno di questi a sinistra della via principale.
Il Torrente Fosso Sardella
Un grandioso abete bianco
La base dell'abete bianco
Il Fosso Sardella che si trasforma in una forra
Al nuovo incrocio (F) procedo a destra. In poco tempo, dopo un tratto in leggera pendenza, pervengo la caserma di Iocà, situata in una radura circondata da un rimboschimento di pino laricio.
Radura poco sotto la caserma di Jocà
Il Monte Cervo dalla casema di Jocà
Effettuo il ritorno dalla stessa via di andata.
Un affluente del Fosso Sardella
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