Post del 24 febbraio 2013
Vibo Valentia, maggio 2005. Un mattino piacevolmente fresco di primavera. Il sole era affiorato da poco e, da studente liceale, mi avviavo verso scuola. Era l’anno conclusivo di liceo e tentavo di essere sempre partecipante. Ogni giorno ognora l’eguale strada, sempre le stesse persone, di continuo la medesima routine. Ma in codesta rilucente giornata osservai un qualcosa di difforme dai dì antefatti. Dalla fermata dell’autobus, per raggiungere la mia scuola, dovevo valicare uno stradone dove un’apollinea veduta si apre in direzione nord nord-ovest. Da li si può scrutare tutto il Golfo di S.Eufemia, i Monti del Reventino, la Catena Costiera o Paolana e, nei giorni limpidi, anche i Monti dell'Orsomarso.
Vibo Valentia, maggio 2005. Un mattino piacevolmente fresco di primavera. Il sole era affiorato da poco e, da studente liceale, mi avviavo verso scuola. Era l’anno conclusivo di liceo e tentavo di essere sempre partecipante. Ogni giorno ognora l’eguale strada, sempre le stesse persone, di continuo la medesima routine. Ma in codesta rilucente giornata osservai un qualcosa di difforme dai dì antefatti. Dalla fermata dell’autobus, per raggiungere la mia scuola, dovevo valicare uno stradone dove un’apollinea veduta si apre in direzione nord nord-ovest. Da li si può scrutare tutto il Golfo di S.Eufemia, i Monti del Reventino, la Catena Costiera o Paolana e, nei giorni limpidi, anche i Monti dell'Orsomarso.
Quel giorno mi colpì in
maniera struggente una cima arrotondata ancora straordinariamente innevata e
che non riuscivo a cogliere quale fosse. Rimasi colpito e
meravigliato da tanta bellezza e anche le vette circostanti erano
particolarmente belle, a ridosso del Mar Tirreno. I miei occhi non volevano
assolutamente staccarsi da questa magnificenza lontana e misteriosa, ma dovevo andare a scuola e quindi mi dovetti sbrigare.
Successivamente capì che il bel panettone bianco che scorsi da quella panoramica via di Vibo Valentia non era altro che il Monte “La Mula” (1935 m), una delle montagne più affascinanti della Calabria, che fa parte dei Monti dell'Orsomarso.
Successivamente capì che il bel panettone bianco che scorsi da quella panoramica via di Vibo Valentia non era altro che il Monte “La Mula” (1935 m), una delle montagne più affascinanti della Calabria, che fa parte dei Monti dell'Orsomarso.
La Mula dalla Muletta
La Mula da Serra Scodellaro
Da Casiglia
Una volta sentì ciarlare negativamente di questa vetta: alla sede del CAI di Cosenza qualcuno la definì come una montagna
banale che non richiama l’attenzione di alcuno.
4 MARZO 2007: LA PRIMA ESCURSIONE
Il 4 marzo 2007 ci concretizzai
la prima escursione. Lasciammo l’auto presso
Policastrello, una frazione di San Donato di Ninea, a 600 metri d'altezza. Lungo la salita per il Piano di Marco ebbi modo di scrutare magnifiche vedute in direzione di Cozzo del Pellegrino, con le nebbie che andavano a impossessarsi de La Calvia.
Cozzo del Pellegrino (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Verso Monte Cava dell'Oro (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Mula dal Piano di Marco (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Mula (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La salita non era
esageratamente ripida, ma in modici tempi guadagnammo una certa quota: i lecci cedettero il passo al bosco di cerri e infine eccoci tra i faggi. A facilitare la nostra ascesa fu la
mancanza di neve al di sotto dei 1500 metri: un inverno quello 2006-2007 assolutamente
sfavorevole per quantità nevosa.
Per la prima volta vidi
da vicino la Montea, una delle vette più ardue dei monti calabresi. Quel giorno
i vapori tappezzavano le sue pendici e ciò le restituiva ancora più malia e
seduzione.
Lontane anche le cime nevose dell'Aspromonte.
Lontane anche le cime nevose dell'Aspromonte.
Monte Muletta (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Montea (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Montea dalle pendici della Mula (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Montea dalle pendici della Mula (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Montea dalle pendici della Mula (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Superato il crocevia
per il Campo di Annibale iniziava a esserci della coltre nevosa. Più in alto la via
divenne impraticabile e ogni passo richiedeva un certo sforzo. Inoltre la massa di ghiaccio era morbida e si affondava parecchio. Ero veramente a pezzi e non riuscivo
più a procedere e, prima che il bosco lasciasse spazio ai nudi terreni della
fascia sommitale, rinunciammo alla cima. Era anche tardi (14.00) e rischiavamo
di beccare il buio. Quindi ci voltammo. La discesa si rivelò molto difficile.
Avevo i piedi bagnati, mi era entrata della
neve dentro le scarpe, doloranti e pieni di piaghe. Giungemmo al punto di
partenza nel momento in cui il sole era calato già da un pezzo. Ero veramente
distrutto. (Totale dislivello
più di 1300 metri).
APRILE 2007, LA SECONDA ESCURSIONE
La mia seconda volta
alla Mula fu nell’aprile dello stesso anno. Partimmo da casa già con la
consapevolezza che in cima non ci saremmo arrivati. Questa volta decidemmo di
fare meno dislivello. Iniziammo la nostra escursione dai Piani di Lanzo (circa 1300 m), a
monte di San Donato di Ninea. Attraversammo il Sentiero Italia fino ad Acqua di
Frida, all’interno di un bel bosco di faggi e cerri. Già da poco sopra le
sorgenti iniziava a esserci neve. Nei giorni precedenti, infatti, aveva
nevicato abbondantemente e c’era coltre bianca già dai 1300 metri. A quota 1500 il manto raggiungeva circa un metro e, non essendo allenato, facevo davvero fatica a salire e anche con le ciaspole si affondava parecchio. Nei pressi
del bivio per il Campo di Annibale terminò questo secondo
tentativo di raggiungere la vetta della Mula. Inoltre stava venendo la nebbia
e preferimmo tornare indietro. La prudenza in montagna non è
mai troppa.
San Donato di Ninea (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Torrente nel bosco tra il Piano di Lanzo e le Sorgenti Frida (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Torrente nel bosco tra il Piano di Lanzo e le Sorgenti Frida (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Torrente nel bosco di faggi tra il Piano di Lanzo e le Sorgenti Frida (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Contrafforti di Cozzo del Pellegrino dal SI tra il Piano di Lanzo e le Sorgenti Frida (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Muletta (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Muletta (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
GIUGNO 2008, FINALMENTE IN CIMA
Ci riprovammo nel
giugno dell’anno successivo (2008). Iniziammo la nostra escursione dal Piano di Lanzo. Giornata eccessivamente calda e soleggiata, ma remunerativa, se non altro riuscimmo a mettere
piede in vetta. Ma a causa del forte scirocco la visibilità era pessima e il panorama, davvero immenso dalla sommità della montagna, ci deluse
un po’.
Le immagini che seguono, di bassa qualità, sono state fatte con una digitale compatta Amstrad (3 mega pixel)
La Muletta
La Muletta
La Mula
Cavalli al pascolo brado
La Montea dalle pendici della Mula
Il Campo di Annibale
Campo di Annibale e Montea
Campo di Annibale
Montea e Monte Petricelle
Campo di Annibale
Il limite del bosco
La costa tirrenica
Montea e Monte Petricelle
Fascia sommitale della Mula. In lontananza Cozzo del Pellegrino
Campo di Annibale
Montea e Valle del Rosa
La Muletta e il Campo di Annibale
5 NOVEMBRE 2010: ESCURSIONE AUTUNNALE
Ci tornammo il 5
novembre del 2010. Questa volta però partimmo da Casiglia, un altopiano a circa 900 metri d’altezza, circondato da una fitta boscaglia di
leccio.
Le immagini a seguire sono state fatte con una compatta Nicon Coolpix L18
La via di accesso a questo pianoro (da San Sosti) è abbastanza tortuosa, percorribile solo con fuoristrada. Ma si può giungere sul luogo anche a piedi, sempre da San Sosti, dal sentiero che sale dal Castello della Rocca, che passa sotto la parete rocciosa delle Due Dita. Dunque il versante che precipita ripido nella Valle del Rosa.
Ci immergemmo subito in un bosco di lecci, alcuni esemplari anche di grandi dimensioni. Più in alto cerri, ontani e infine faggi, nel pieno del loro foliage.
Le immagini a seguire sono state fatte con una compatta Nicon Coolpix L18
La Mula nei pressi di Casiglia
La Montea vista da Casiglia
La via di accesso a questo pianoro (da San Sosti) è abbastanza tortuosa, percorribile solo con fuoristrada. Ma si può giungere sul luogo anche a piedi, sempre da San Sosti, dal sentiero che sale dal Castello della Rocca, che passa sotto la parete rocciosa delle Due Dita. Dunque il versante che precipita ripido nella Valle del Rosa.
Ci immergemmo subito in un bosco di lecci, alcuni esemplari anche di grandi dimensioni. Più in alto cerri, ontani e infine faggi, nel pieno del loro foliage.
La
salita si fece via via più decisa e ci addentrammo in quello che viene chiamato
Vallone della Zoppatura, che significa passaggio obbligato, sia per salire che
scendere da Casiglia alla Mula, per asini, muli o cavalli, sulla roccia, dove
spesso rischiavano appunto di azzopparsi, tra la Serra Scodellaro e il Monte
Muletta.
La faggeta nel Vallone della Zoppatura
Arrivammo così al al Campo di Annibale, dove ci accolse un paesaggio a dir poco straordinario.
La Mula dal Campo di Annibale
La Muletta dal Campo di Annibale
La Montea e la valle del Rosa
Le estese faggete a ovest della cima della Mula
La costa tirrenica. Si intravede Scalea
Il sentiero che sale alla Mula
La costa tirrenica verso Diamante. Si intravede l'isola di Cirella
La Catena Costiera
La cima della Muletta, la Valle del Crati, avvolta dalle nubi, e la Sila
Raggiungemmo infine la nuda cima, sferzata da un
fresco vento di maestrale. Per non parlar delle immensità del panorama: il Mar Tirreno, il Cilento, il Pollino, lo Jonio, la Sila e anche le lontane montagne delle Serre. Non ci son parole per descrivere la maestosità. In questa cima mari e monti si incontrano e si stringono l'uno all'altro in un'unica visione.
Procedendo verso la sommità
Guardando verso nord. Si intravede la Valle dell'Abatemarco e gli strapiombi settentrionali che si gettano nella Valle dell'Argentino.
I rocciosi rilievi che si gettano nella Valle dell'Abatemarco (sotto) e nella valle dell'Argentino (sopra). Da notare anche M.Palanuda, poco sopra i Crivi di Mangiacaniglia
Sulla sommità della Mula
Sulla sommità della Mula guardando verso sud. In lontananza la Catena Costiera, la costa tirrenica presso Paola e la Valle del Crati
Dalla sommità della Mula verso nord. In lontananza Cozzo del Pellegrino e le cime maggiori del Pollino
Ritornammo, per concludere questa bella giornata, al punto di partenza e lungo la discesa, nel fitto bosco del Vallone della Zoppatura, un capriolo ci passò a pochi metri e sparì velocemente nella profonda e fitta foresta.
Il Campo di Annibale
Faggi nel Vallone della Zoppatura
Approdammo a Casiglia poco prima che l'oscurità avvolgesse le cime e le foreste di questo meraviglioso Orsomarso dalle peculiari sorprese.
Si intravede la cima della Muletta
La Montea
Bellissime foto bruno da mozzare il fiato
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