sabato 27 marzo 2021

Passeggiate nel VCO tra Mottarone e Monte Cerano, da Gravellona Toce (Ottobre-Novembre 2020) - Alpi Pennine, Piemonte

Nel mese di Ottobre 2020 mi reco nella località di Gravellona Toce, nei pressi di Verbania, nel Piemonte settentrionale, per un incarico come  professore supplente in una scuola media.  
Questo promontorio d'Italia  circondato quasi completamente dalla Confederazione Elvetica è una provincia alpina a tutti gli effetti, un paradiso per gli amanti della montagna e dove non non ho potuto fare a meno di effettuare almeno qualche piccola uscita, virus permettendo, nei boschi adiacenti la vallata bagnata dallo Strona, che collega appunto il Lago Maggiore con il meno ampio Lago d'Orta. 

Magnifica visuale da Alpe Pratoprino verso il Lago Maggiore. Sulle rive notiamo la città di Verbania e, in lontananza, le Prealpi del varesotto

Da Alpe del Dino verso il Lago d'Orta

Se non fosse stato per il COVID-19 sarei andato sicuramente alla scoperta delle magnifiche valli alpine situate non lontano da qui, come la Val Vigezzo o la bellissima Valle Antrona. Avrei molto volentieri osservato dal basso le grandi pareti che si innalzano dall'Alpe Veglia, uno dei luoghi più belli delle Alpi del Piemonte e dell'interna Italia.  
L'area di Gravellona Toce è caratterizzata da un fondovalle totalmente antropizzato circondato però da alte montagne e da boschi di latifoglie che richiamano da subito la mia attenzione. Le Alpi Pennine qui mostrano il loro aspetto più dolce e non sembra proprio la medesima catena che più a occidente culmina nei 4634 m della Punta Dufour del Monte Rosa. Le acque del Toce le divide dalle Alpi Lepontine, decisamente più imponenti, con la bellissima cima di Monte Zeda (2156 m). 

Monte Zeda (2156 m)

Per quanto concerne la vegetazione, nelle parti basse è dominata dal castagno. C'è da dire che al nord Italia il piano basale è costituito dal cosiddetto areale del castagnetum. Il lauretum si limita alle aree costiere della Liguria e in misura minore alle coste adriatiche e al Lago di Garda. Per il resto anche le zone di pianure rientrano nella fascia fitoclimatica che fa del castagno la specie più tipica. Molto comune anche la farnia e in Piemonte la betulla, la signora delle foreste, così come in gergo vien chiamata. 
La fauna alpina è abbastanza ricca e mi è capitato più di una volta veder correre nella selva esemplari di mufloni, soprattutto sulle pendici di Mottarone, che si specchia sul Lago Maggiore e che divide l'area di Stresa e Baveno con quella di Gravellona e Omegna. Un bel bosco di castagno e di querce caratterizza le pendici più basse. Più in alto entrano in scena il faggio, la betulla e il larice. 

Mottarone da Alpe Pratoprino  (immagine  del cellulare)

Uno dei sentieri che ho avuto modo di percorrere più di una volta è il VN1, che passa dal bivio di Motto Bandiera, che si diparte da Via Granerolo, nella periferia sud-orientale di Gravellona. 
Seguenti la mappa e le immagini relative a questo settore di bosco, decisamente interessante anche da un punto di vista faunistico. Come ho già scritto ho visto in più occasioni esemplari di mufloni, ma non è difficile incontrare anche cervi, cinghiali e caprioli. 


Edicola votiva in Via Granerolo, nei pressi dell'imbocco del sentiero (immagine  del cellulare)

Bosco di castagno



Monte Cerano, che fa parte delle Alpi Pennine


Le cime sulle sponda sinistra del Fiume Toce, che fanno parte delle Alpi Lepontine

Verso Casale Corte Cerro dal bosco sulle pendici di Mottarone

 (immagine  del cellulare)

L'imponente Monte Zeda (2156 m) - Alpi Lepontine

Verso le rive del Lago Maggiore, con Feriolo, frazione di Baveno





Tronco di quercia


Pendici di Mottarone





Sulla sponda sinistra del Fiume Strona, invece, si innalza la dolce mole il Monte Cerano, estremo culmine orientale di un lungo crinale che giunge fino al Monte Rosa. 

Il Monte Cerano  (immagine  del cellulare)

Si tratta di una montagna decisamente boscosa, come sempre avvolta da castagni e querce, nelle zone basse, e da molte betulle nelle zone alte, prima di lasciar spazio alle praterie alpine delle zone sommitali. Non manca qualche larice che, in questa stagione, ben si fa notare anche da lontano con i colori dorati che ne caratterizzano gli aghi. 

Mappa dei sentieri, che non vengono riportati tutti

Numerose sono le vie che da Casale Corte Cerro permettono di immergersi tra i boschi e le alture di questo monte. Una di queste è il sentiero T6, che parte dalla  frazione Arzo. Purtroppo non avendo un'attrezzatura idonea per escursioni con forte pendenza mi son dovuto limitare ad arrivare fino all'Alpe del Dino, passando per la panoramica radura di Alpe Pratoprino. 


Le cime delle Lepontine situate al di la del Toce

Faggeta di aspetto autunnale all'inizio del sentiero T6, nei pressi di Arzo




 (immagine  del cellulare)

Alpe del Dino con il bosco di larici che ne caratterizza il margine superiore della radura

Da Alpe del Dino verso il Lago d'Orta

Aghi di larice

Da Alpe del Dino verso Mottarone

Da Alpe Pratoprino verso il Lago Maggiore e Verbania

Faggi

Fino ad Alpe Pratoprino esiste anche una via alternativa (non segnata sulla mappa), decisamente più semplice, sempre all'interno di  un piacevole bosco di castagni, ma con tratti anche di faggio e quercia, che si diparte pochi metri dopo (da Casale)  il sentiero T6.

Faggio grosso  (immagine  del cellulare)

Bellissimo tratto di faggeta, nei pressi della frazione Arzo  (immagine  del cellulare)

 (immagine  del cellulare)

Alpe Pratoprino   (immagine  del cellulare)

 (immagine  del cellulare)

 (immagine  del cellulare)

 (immagine  del cellulare)

 
Da Alpe Pratoprino  (immagine  del cellulare)

 (immagine  del cellulare)

Alpe Pratoprino  (immagine  del cellulare)

 (immagine  del cellulare)

Piccola cascata  (immagine  del cellulare)

Faggio grosso  (immagine  del cellulare)

La via alternativa al sentiero T6 che da Arzo perviene la radura di Pratoprino (immagine  del cellulare)

 (immagine  del cellulare)

Molto bello anche il percorso che parte da Pedemonte (periferia occidentale di Gravellona) fino ad Arzo, transitando per la radura di Alpe Grandi.  Il sentiero inizia da Via Alpe Grandi e si immerge in una bella macchia di castagni che spesso viene interrotta da praterie con delle baite. 




Da notare, sulla sinistra, una pianta di ulivo

In circa 45 minuti raggiungo Alpe Grandi, dove una targa di marmo ricorda l'eccidio di sei partigiani avvenuto nell'agosto 1944. 
 


Alpe Grandi  (immagine  del cellulare)

Al bivio vado a sinistra.


Si penetra poi nuovamente in foresta e, tra salite e discese pervengo l'affascinante forra Riale dell'Inferno.

Castagneto appena dopo Alpe Grandi



Il sentiero in discesa verso la forra Riale dell'Inferno

Riale dell'Inferno



Il vallone Riale dell'Inferno, verso Monte Cerano

Strapiombi nel bosco che precipitano nella forra di Riale dell'Inferno


Betulla



Il Riale dell'Inferno che sbuca nella valle bagnata dallo Strona e dal Toce





Lungo la via per Arzo si incontra una caratteristica edicola votiva, la cosiddetta cappella di Monte Cerano, dedicata alla Madonna di Caravaggio, costruita nel 1775, restaurata nel 1840 e infine nel 1994 ad opera degli alpini.







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