lunedì 23 giugno 2014

ALLA SCOPERTA DELL'ALTA VAL DI TACINA (Monti della Sila Piccola, Calabria) - 8 giugno 2014



L'8 giugno è il giorno del mio compleanno e quest'anno decido di trascorrerlo in escursione nella solenne Alta Val Tacina. 
Da Lorica, località dove abbiam preso alloggio, ci dirigiamo in direzione Catanzaro. Suppergiù, in 30 minuti di macchina, siamo al punto di partenza, sulla strada provinciale che da Ciricilla si porta verso Buturo (venendo da Bocca di Piazza, al bivio dopo Ciricilla, a sinistra per Buturo. Percorsi alcuni km dal bivio, dopo una curva a sinistra, con radura erbosa e, sulla destra, da un cartello grande del Parco Nazionale della Sila, abbiamo lasciato l'auto). Sul lato nord della SP si stacca una sterrata che si immerge in una radura con faggi, abeti bianchi di rimboschimento e qualche pino laricio. Sulla destra esemplari di faggio particolarmente grandi. 



Sin da subito notiamo una segnaletica C.A.I. fatta decisamente male. Ai bivi bisogna andare a caso, non essendoci indicazioni relative al percorso principale. 
Si attraversa un bel bosco di faggi e qualche radura. 

Radura con pino laricio

La via si mantiene costantemente in discesa. Sulla destra barriera di filo spinato. 
Dopo circa trenta minuti gli alberi iniziano a diradarsi, lasciando spazio a un piccolo paradiso in terra.



Ai nostri occhi si mostra un paesaggio davvero michelangiolesco, decisamente alpino: e l'Alta Valle del Tacina, uno degli siti più mirabili dell'Appennino, della Calabria e della Sila. Non possiamo fare altro che scrutare codesto prodigio della montagna e fare foto, una dietro l'altra, non riusciamo proprio a non operare scatti. 


ASFODELO (Asphodelus albus)








In lontananza osserviamo il riconoscibile rilievo selvoso di Monte Gariglione (1765 m), la vetta più alta della Sila Piccola, con le sue tre cime singolari ammantate dal bosco silano più famoso e selvaggio. 


NORMANN DOUGLAS: "Old Calabria", 1915 
Se mi fossi tenuto sulla sinistra del Ciricilla, avrei costeggiato la foresta del Gariglione ... La visitai alcuni anni fa, rimanendone impressionato: era un autentico "Urwald", o giungla vergine. Per quanto mi risulta, non esiste nulla di simile da questa parte delle Alpi, e nemmeno nelle Alpi stesse. Ricordava le giungle russe che però, anche prescindendo dalla monotonia dei loro alberi, inducono alla malinconia, mentre quelle meridionali, come ha giustamente osservato Hehn, sono piene di luminosa bellezza, i loro punti più oscuri essendo rallegrati da un senso di benigno mistero. All'epoca della mia visita, Gariglione era dunque una foresta vergine, mai sfiorata da mano umana: una macchia scura e ondulata, visibile da lontano, un impenetrabile groviglio di alberi costituito dai garigli (quercus cerris) da cui deriva il nome, da migliaia di pini e abeti barbuti e da quell'antica vegetazione indigena che spunta faticosamente dal terreno umido in cui i suoi progenitori marciscono da secoli. ... Fui contento che, quel giorno, la mia strada non mi portasse a Gariglione perchè volevo conservare i miei vecchi ricordi del luogo. Sembra infatti che la foresta sia stata venduta per 350.000 lire a una compagnia tedesca: il suo silenzio primordiale è rotto da un esercito di duecentosessanta uomini che abbattono gli alberi con straordinaria rapidità. Scompare così dalla terra un'altra oasi di bellezza. Che rimarrà della Sila quando avrà perduto le sue foreste?

L'Alta Val Tacina con il M.Gariglione

Come scrisse Normann Douglas, nei primi anni del '900, una ditta tedesca iniziò il disboscamento. Ai tedeschi subentrò, nello sfruttamento  del Gariglione, la SO.FO.ME.

Ma seguitiamo questo nostro cammino in codesta perla luminosa, la cui bellezza non teme davvero contendenti alle affermate località alpine. 

Paesaggio alpino

Val Tacina





Orchidee selvatiche 




Le prime acque del Tacina sono come un filo argentato, che si stende in una valle dalle dolci pendenze, ammantata da un verde intenso che si arricchisce di flora multicolore. Il tutto come un morbido, immenso tappeto, coronato ai margini dalla foresta montana. 








Più volte guadiamo il torrente Tacina da una sponda all'altra.

Torrente Tacina. In lontananza Monte Gariglione




Ci addentriamo così in una boscaglia sempre più insistente, ma che regala ancora magnifici scorci verso la Valle. Comincia a esserci anche una leggera pendenza.


Aghi di pino laricio




Alessandro che fa una foto



Foglie di faggio

Val di Tacina


Improvvisamente si da voce il suono acceso di un fiume, come una cascata. E infatti, più avanti, un corso d'acqua, affluente del Tacina, precipita in un bel salto, nell'adiacente fosso tra faggi e grossi massi di granito. 




Ancora visuali, sulla sinistra, verso la Val di Tacina.




In definitiva si penetra completamente nella selva del Gariglione, in questo tratto costituita da un ex ceduo che comunque presenta magnifici esemplari di faggio. Presenti anche piante di abete bianco e di pino laricio. 


In una radura, nel Fosso del Baraccone, i segnali del C.A.I si esauriscono completamente. Abbiamo in mente di raggiungere la vetta del Gariglione e visitare, dunque, la parte più bella del bosco dell'appena citata montagna, ma non avendo alcun punto di riferimento e nessuna cartina topografica, decidiamo di non proseguire

La radura del Fosso del Baraccone, dove i segnali rossi e bianchi spariscono

Grosso faggio, nel Fosso del Baraccone

Non ci rimane che consumare la colazione. Sono circa le 15.00.
Dopo di che torniamo al punto di partenza. Intorno alle 18.00 arriviamo alla macchina.

Radura nel Fosso del Baraccone


Verso il fondo del Tacina


Fioritura di viole










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