Vibo Valentia, maggio
2005. Era un mattino piacevolmente
fresco di primavera. Il sole era affiorato da poco e, da studente liceale, mi
avviavo verso scuola. Era l’anno conclusivo
di liceo e tentavo di essere sempre partecipante. Ogni giorno ognora l’eguale
strada, sempre le stesse persone, di continuo la medesima routine. Ma in codesta
rilucente giornata osservo un qualcosa
di difforme dai dì antefatti. Dalla fermata dell’autobus, per raggiungere la
mia scuola, dovevo valicare uno stradone dove un’apollinea veduta si apre in
direzione nord nord-ovest. Da li si può scrutare tutto il Golfo di S.Eufemia, i
Monti del Reventino, la Catena Costiera o Paolana e, nei giorni limpidi, anche
i Monti del Pellegrino-Orsomarso.
Quel giorno mi colpì in
maniera struggente una cima arrotondata di quest'ultima fascia montuosa, ancora straordinariamente innevata e
che non riuscivo a cogliere quale fosse. Allora non conoscevo tale settore appenninico,
avendone sentito parlare solo leggendo
il libro “Montagne di Calabria” di Francesco Bevilacqua, e rimasi colpito e
meravigliato da tanta bellezza. Anche le vette circostanti erano
particolarmente belle, a ridosso del Mar Tirreno, e i miei occhi non volevano
assolutamente staccarsi da questo belvedere. Ma dovevo andare a scuola e quindi mi dovevo
scrollare da tale meraviglia.
Successivamente capì
che il bel panettone bianco che scorsi da quella panoramica via di Vibo
Valentia non era altro che il Monte “La Mula” (1935 m), una delle montagne più
affascinanti della Calabria.
La Mula dalla Muletta
Una volta sentì ciarlare negativamente di questa vetta: alla sede del CAI di Cosenza qualcuno la definì come una montagna
banale che non richiama l’attenzione di alcuno. Nulla di più erroneo, a detta
del sottoscritto: “A me attira moltissimo” dissi.
PRIMA ESCURSIONE
Il 4 marzo 2007 ci concretizzai
la mia prima escursione. Lasciammo l’auto presso
Policastrello, una frazione di San Donato di Ninea, a 600 metri d'altezza.
In circa due ore pervenimmo
il Piano di Marco e se non altro io ero già a pezzi (non avevo ancora il fisico
e l’energia di un escursionista).
Cozzo del Pellegrino (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
(immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Mula (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Mula (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La salita non era
esageratamente gravosa, ma in modici tempi guadagnammo una certa quota: dai lecci passammo
al bosco di cerri e infine ai faggi. A facilitare la nostra ascesa fu la
mancanza di neve al di sotto dei 1500 metri: un inverno quello 2006-2007 assolutamente
sfavorevole per quantità nevosa.
Per la prima volta vidi
da vicino la Montea, una delle vette più ardue dei monti calabresi. Quel giorno
i vapori tappezzavano le sue pendici e ciò le restituiva ancora più malia e
seduzione.
Lontane le cime nevose dell'Aspromonte.
Lontane le cime nevose dell'Aspromonte.
Monte Muletta (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Montea (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Montea dalle pendici della Mula (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Montea dalle pendici della Mula (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
La Montea dalle pendici della Mula (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Superato il crocevia
per il Campo di Annibale iniziava a esserci della neve. Più in alto la via
divenne impraticabile e ogni passo richiedeva un certo sforzo. Inoltre la massa nevosa
era morbida e si affondava parecchio. Ero veramente stravolto e non riuscivo
più ad andare avanti e, prima che il bosco lasciasse spazio ai nudi terreni della
fascia sommitale, rinunciammo alla cima. Era anche tardi (14.00) e rischiavamo
di beccare il buio. Quindi ci voltammo. La discesa si rivelò molto difficile.
Avevo i piedi bagnati, mi era entrata della
neve dentro le scarpe, doloranti e pieni di piaghe. Giungemmo al punto di
partenza nel momento in cui il sole era calato già da un pezzo. Ero veramente
distrutto. Dal piede destro mi usciva addirittura sangue. (Totale dislivello
più di 1300 metri)
SECONDA ESCURSIONE
La mia seconda volta
alla Mula fu nell’aprile che seguì quel 4 marzo. Partimmo da casa già con la
consapevolezza che in cima non ci saremmo approdati. Questa volta decidemmo di
fare meno dislivello. Iniziammo la nostra escursione dai Piani di Lanzo (circa 1300 m), a
monte di San Donato. Attraversammo il Sentiero Italia fino alle Sorgenti di
Frida, all’interno di un bel bosco di faggi e cerri. Già da poco sopra le
sorgenti iniziava a esserci neve. Nei giorni precedenti, infatti, aveva
nevicato abbondantemente e c’era coltre bianca già dai 1300 metri. A 1500 c’è
n’era forse un metro e, non essendo allenato, facevo davvero fatica a procedere. Nei pressi
del bivio per il Campo di Annibale, a circa 1500 metri, finì questo secondo
tentativo di raggiungere la vetta della Mula. Inoltre stava venendo la nebbia
e, da poco esperti qual eravamo, preferimmo tornare indietro. La prudenza in montagna non è
mai troppa.
San Donato di Ninea (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Torrente nel bosco tra il Piano di Lanzo e le Sorgenti Frida (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Torrente nel bosco tra il Piano di Lanzo e le Sorgenti Frida (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Torrente nel bosco di faggi tra il Piano di Lanzo e le Sorgenti Frida (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Contrafforti di Cozzo del Pellegrino dal SI tra il Piano di Lanzo e le Sorgenti Frida (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Muletta (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
Muletta (immagine da fotocamera analogica Dinax 40)
FINALMENTE IN CIMA
Ci riprovammo nel
giugno dell’anno successivo (2008). Iniziammo la nostra, per così dire, impresa
sempre dal Piano di Lanzo. Quel giorno, molto soleggiato e caldo, riuscimmo a mettere
piede in vetta. Ma a causa del forte scirocco la visibilità non era delle
migliori e il panorama, davvero immenso dalla sommità della montagna, ci deluse
un po’.
Le immagini che seguono, di bassa qualità, sono state fatte con una digitale compatta Amstrad (3 mega pixel)
La Muletta
La Muletta
La Mula
Cavalli al pascolo brado
La Montea dalle pendici della Mula
Il Campo di Annibale
Campo di Annibale e Montea
Campo di Annibale
Montea e Monte Petricelle
Campo di Annibale
Il limite del bosco
La costa tirrenica
Montea e Monte Petricelle
Fascia sommitale della Mula. In lontananza Cozzo del Pellegrino
Campo di Annibale
Montea e Valle del Rosa
La Muletta e il Campo di Annibale
ESCURSIONE AUTUNNALE
Ci tornammo il 5
novembre del 2010. Questa volta però partimmo da Casiglia, un altopiano
erboso, a circa 900 metri d’altezza, circondato da una fitta boscaglia di
leccio. La via di accesso a questo pianoro (da San Sosti) è abbastanza
tortuosa, percorribile solo con fuoristrada. Qualche anno fa, a Casiglia, ci
arrivai, sempre da San Sosti, dal sentiero che ha inizio dal Castello della
Rocca, che passa sotto la parete rocciosa delle Due Dita, sul versante che si rivolge
direttamente alla Valle del Rosa.
Il nostro itinerario penetrò subito in un bosco di lecci, alcuni di dimensioni notevoli. Poco sopra le sclerofille cedono il passo ai cerri, agli ontani e agli aceri di monte, questi ultimi con un colore autunnale davvero straordinario.
Il nostro itinerario penetrò subito in un bosco di lecci, alcuni di dimensioni notevoli. Poco sopra le sclerofille cedono il passo ai cerri, agli ontani e agli aceri di monte, questi ultimi con un colore autunnale davvero straordinario.
Le immagini a seguire sono state fatte con una compatta Nicon Coolpix L18
Lungo il sentiero per il Vallone della Zoppatura
Il sentiero per il Vallone della Zoppatura
Intorno ai
1200 metri queste specie di bassa montagna vengono sostituite dal faggio.
La
salita si fece via via più decisa e ci addentrammo in quello che viene chiamato
Vallone della Zoppatura, che significa passaggio obbligato, sia per salire che
scendere da Casiglia alla Mula, per asini, muli o cavalli, sulla roccia, dove
spesso rischiavano appunto di azzopparsi, tra la Serra Scodellaro e il Monte
Muletta.
Il sentiero nel Vallone della Zoppatura
Bosco di faggi nel Vallone della Zoppatura
Il sentiero nel Vallone della Zoppatura
Nel Vallone della Zoppatura
Arrivammo così al Campo di Annibale. Il paesaggio era veramente un
incanto, tipico appenninico, con pendici montane coperte da selve di faggio e
da cime spoglie di vegetazione.
La Mula dal Campo di Annibale
Il Campo di Annibale
La Muletta
La Montea
Il sentiero che sale alla Mula
La costa tirrenica. Si intravede l'isola di Cirella
Montea e M.Petricelle
Raggiungemmo così la nuda cima, sferzata da un
fresco vento da ovest. Il belvedere
immenso: il Mar Tirreno, il Cilento, il Pollino, lo Jonio, la Sila e le Serre.
Fascia sommitale della Mula
Fascia sommitale della Mula
Dalla vetta della Mula. In lontananza la Catena Costiera (o Paolana)
La vetta della Mula. In lontananza la Montea
Dalla vetta della mula verso Cozzo del Pellegrino
Verso nord ovest
Verso sud. Si intravede (a destra) M.Cocuzzo
Dalla Mula verso la Sila e la Valle del Crati
Verso la costa tirrenica
Il ritorno ci
riservò un’altra sorpresa: nel Vallone della Zoppatura incontrammo un piccolo
capriolo che, senza accorgersi della nostra presenza, ne se andava piano e
solitario nella fitta e profonda foresta.
La Montea e la Valle del Rosa
Il Campo di Annibale
Il Campo di Annibale
Il Campo di Annibale
Il Campo di Annibale
Il Campo di Annibale
Il Campo di Annibale
La Montea al crepuscolo
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