Montenero, il cuore solitario profondo della Sila, la vetta per eccellenza di San Giovanni in Fiore. Dalle pendici nord-orientali il grosso borgo alle porte est della Sila si nota in lontananza, confine fra le aree montane silane e le fasce collinari ioniche del crotonese. Il nome di codesto mondo non corrisponde a quello che invece si scruta in di tale realtà: nulla di oscuro e pauroso, ma un magnifico luogo di montagna, pieno di luce e di tante e brillanti sorprese. Nel corso del tempo la zona fu colpita dal male del disboscamento selvaggio, che distrusse gran parte delle foreste che ora son tornate a fiorire in questo straordinario regno dalla tipicità silana tipica, che non stanca mai di incantarmi e di richiamare la mia attenzione.
Giorno 11 maggio ci dirigiamo in località Cagno, a 1366 m, nel comune di San Giovanni in Fiore. Lasciamo la macchina prima della grande radura, appunto, dell'appena detta frazione silana, lungo la provinciale che da Lorica si porta verso il Lago Ampollino, dove ha inizio il sentiero per la nostra montagna.
E' una giornata meravigliosamente soleggiata e la temperatura è perfetta.
Procediamo in un bel bosco di pino laricio misto a faggio. In alcuni punti si aprono magnifici scorci panoramici verso le valli e le dolci montagne circostanti, inondati da un'intrigante sinfonia nordica: pendici montane tappezzate di conifere proprio come succede nelle regioni alpine o nelle terre lontane scandinave e canadesi.
Lungo il sentiero 420
Il sentiero 420, nel bosco misto di pino laricio e faggio
Il sentiero 420
Panorama verso nord
Il bosco misto di pino e faggio lungo il sentiero 240
Radura fra pini larici e rosa canina
Si procede in una continua ma facilissima salita, fra boschi e radure. Una di queste di grandi dimensioni, con qualche casotto in muratura.
Radura
Superata la grande prateria si ritorna nel bosco, ora più puro di faggio. Sparso, comunque, qualche pino laricio, abeti bianchi e rinnovamento naturale di quest'ultima specie.
Abete bianco solitario nella faggeta
Nell'abetina
A 1700 metri inizia a esserci anche della neve, residuo di un trascorso inverno nevoso dal sonno di pietra, che adesso sembra solo un ricordo. Ovunque sono sparsi magnifici crochi, il primo fiore della primavera montana, il quale segna il confine fra il vecchio, vale a dire il freddo dell'inverno, e il nuovo, cioè la bella stagione, piena di sole, di colori, di profumi e di vita.
Tappeto di neve, crochie e foglie secche di faggio
Crochi nel prato di foglie
Radura circondata dai faggi
Alessandro immortala
Faggi e un pino laricio
Tappeto di crochi
Ma la voce più caratteristica di questo cambio di rotta stagionale è certamente il cuculo (Cuculus canorus), un uccello appartenente alla famiglia Cuculidae. Prende il nome dal suo verso peculiare CU-CU. Lo scrittore alpinista Mauro Corona (http://it.wikipedia.org/wiki/Mauro_Corona) afferma che l'inizio dell'anno non corrisponde al primo di gennaio, ma nel mese di aprile, quando nella selva si inizia a sentirsi, appunto, CU-CU. C'è ne sono tanti di cuculi nei boschi, ma si ha l'impressione che a cantare sia sempre lo stesso. E' l'annuncio di una nuova primavera, dei germogli in fiore, dei nidi, del sole radente, delle api, ..., della vita che rinasce.
Due gran bei faggi
Con la quota si aprono panorami sempre più aperti. Vediamo addirittura la Valle del Garga, con il crinale di Timpone Grillo e anche i rilievi che stanno a nord della Val di Neto. A nord-est si apre verso San Giovanni in Fiore e le colline pre-silane che scendono verso lo Ionio.
La Valle del Garga, con Timpone Grillo, dalla pendici di Montenero
Verso nord-ovest
Verso nord
Verso nord
Verso nord-est, con San Gioanni in Fiore
Arriviamo così sulla sommità di Montenero (1881 m), caratterizzata da una boscaglia di faggi e da massi di granito. Poco sotto la cima i panorami sono sensazionali. Ma prima di proseguire oltre, lungo il crinale ovest, ci fermiamo un po' a consumare la colazione.
Verso la sommità di Montenero, fra neve, crochi e faggi ancora spogli
Panorama da Montenero verso nord-ovest. In lontananza M.Botte Donato (1928 m)
Il crinale ovest di Montenero verso la Croce dei Laghi
Montenero
Da Montenero verso nord
Procediamo così verso ovest, lungo il crinale in direzione della Croce dei Laghi. In progetto abbiamo in mente di pervenire proprio i Colli Perilli (1749 m).
Il crinale a ovest di Montenero
Verso ovest
Verso ovest
Verso nord. Si intravedono le cime dei Monti del Pollino
Verso nord-ovest
Panorama verso ovest
Il sentiero 420
Il sentiero 420 che dal Montenero si dirige verso la Croce dei Laghi
Radura lungo il crinale a ovest della cima
Montenero dal crinale ovest dello stesso
La Sila Piccola dal Montenero
Lungo il crinale ovest di Montenero
Montenero dal crinale ovest
Ma il sentiero 420 inizia a mostrare incertezza in quanto a segnaletica. Ad un certo punto i segnali rossi e bianchi non ci sono più e, non essendoci nemmeno una pista battuta, le cose si fanno leggermente più complicate. Alla fine decidiamo di tornarcene. Proseguire liberamente lungo il crinale significa perdere più tempo ed è già abbastanza tardi. Quindi ci voltiamo.
Lungo la via del ritorno scorgiamo in lontananza il Lago Ampollino, con la Sila Piccola e il Monte Gariglione, sullo sfondo.
La Valle dell'Ampollino, e l'omonimo lago, con i Monti della Sila Piccola, dal Crinale del Montenero
Il Lago Ampollino con la Sila Piccola, e il Monte Gariglione (1764 m) dal crinale a ovest di Montenero
Verso sud
Verso sud-ovest
Verso la vetta del Montenero, provenendo dal crinale occidentale
Le zone alte del Montenero
La faggeta nei dintorni della vetta del Montenero
La zona sommitale del Montenero
Verso San Giovanni in Fiore
San Giovanni in Fiore da Montenero
Il bosco sulle pendici nord-orientali di Montenero
Foglie nascenti di faggio
TEMPO DI PERCORRENZA: 7.30 ORE
DIFFICOLTA': E
QUOTA MASSIMA: 1881 m
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